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Un amico, che per varie vicende personali, aveva deciso di abbandonare la campagna ( è proprio il caso di dire “braccia sottratte all’agricoltura”) ci aveva lasciato alcune confezioni di sementi biologiche di ceci e fagioli cannillini. Mica poca cosa se si pensa che il valore delle sementi superava di poco i mille euro.
Che fare (? ) visto che i semi sono là, noi siamo agricoltori, la terra anche lei sta al suo posto e tutto sembra complottare verso l’avvio di una produzione che ci “travolgerà” in termini di tempo, di risorse e di prodotto da smerciare! ma non c’è di peggio che sfidale l’orgoglio contadino ricorrendo alla prospettiva di un raccolto prodigioso.
Semini, raccogli, e vendi, un ballo di carnevale. Tutto sembra così facile. Ma lungo il percorso nascono i problemi: un intero campo seminato a fagioli ti da di per sé un mucchio di problemi. Poi la raccolta. Con la trebbia è un attimo. Sì, un momento. Lorenzo, il mago dei trebbiatori, ha qualche perplessità. Se si procede come fosse grano raccoglieremmo anche qualche tonnellata di terra visto che i baccelli secchi dei fagioli poggiano al suolo…. si inventa di procedere retromarcia, mentre tre baldi giovanotti estirpano le piante e le gettano nella bocca della trebbia… così il lavoro di poche ore si trasforma in un tormentone di tre giorni…
Poi la pulizia e la conservazione. Un altro giro di giostra
Non riesco a trovare le foto di un intero rimorchio grande di trattore completamente pieno di fagioli bianchi…. Fatto sta che più volte ho visto persone che in piena pandemia passavano per la campagna e ammiravano abbastanza colpiti questo rimorchio dove quattro disperati si davano da fare con crivelli e soffiatori per pulire e sistemare in contenitori questa massa di fagioli. Per i ceci la stessa cosa. Fagioli e ceci erano belli secchi e stavano bene dentro i loro bidoni per alimenti a tenuta stagna. Ma per evitare sorprese ogni contenitore ha passato due giorni dentro una cella frigorifera a temperature antartiche dei tempi in cui le modificazioni climatiche non erano ancora in grado di rendere i poli degli ecosistemi in pesante evoluzione verso il caldo…..e ogni volta che muovi questi bidoni tiri qualche porco perché il loro peso si aggira attorno al mezzo quintale, mica semplici da muovere a mano.. Fosse finita così…E invece da quel momento nascono nuovi problemi: come vendere tutta questa buona mercanzia e cosa fare come inventare una qualche conserva che non siano i soliti fagioli in salamoia?
Io, come grande chef, primo classificato al concorso di bellezza “Voci da urlo” ho dato un mio personale contributo.

La cosa più interessante, dal punto di vista del sapore è l’unione del fagiolo al cavolo fiolaro.
Molti non conoscono il cavolo fiolaro o di Creazzo. Ebbene costoro non sanno che si perdono!
E’ un sapore particolare, con delle note di dolcezza e dei sentori di cuoio, di frutti di bosco, di whisky torbato, di tabacco Latakia (però nella versione cipriota). E va bene, cazzeggio!
Ma il cavolo di Creazzo è proprio buono e particolare.

Unito al fagiolo cannellino fa una grande figura.
E come non parlare dei fagioli cannellini con pomodoro, aglio e un pizzico di peperoncino che non guasta mai?

Sono due prodotti pensati per un contorno veloce, oppure per una sorta di piatto unico da aprire nei momenti di grave crisi. Fame da lupi? Ti apri un baratolo da 290 grammi e ci affondi dentro un cucchiaio senza nemmeno scaldare un attimo la cosa… dopo il primo boccone, ti ci butti dentro a calmare i morsi della fame e poco dopo sei pronto a riprendere la tua vita con gioia e nuova energia. Uno spuntino che è quasi un pranzo completo!