A Noale, ridente cittadina nella quale abito, si è aperta una interessante discussione per colpa di 32 alberi di tiglio che hanno brutalmente sconnesso il marciapiede rendendo difficoltosa la viabilità pedonale di chi si prospetta sulla via. Dovendo procedere alla sistemazione della viabilità, l’amministrazione comunale ha deciso di procedere al taglio delle piante, sollevando, però, le perplessità e l’opposizione di un consistente numero di cittadini, compresi alcuni abitanti che, a rigor di logica, dovrebbero essere i primi a lamentarsi del marciapiede sconnesso, e invece proprio alcuni di costoro hanno dato vita ad un comitato per la difesa degli alberi.
D’altro canto i tigli stanno proprio bene. Questo anche a giudizio del tecnico di turno interpellato a proposito. Certo i tigli si sono resi colpevoli della disconnessione del marciapiede perché, hanno pensato, il problema non è la gente che passa per strada, ma è il sarcofago di catrame e cemento che ci hanno messo sopra.. Se noi ci riconquistiamo lo scambio di ossigeno, acqua, e elementi di decomposizione che collaborano al nostro nutrimento (foglie, deiezioni, via dicendo) noi stiamo bene e facciamo con gioia in nostro lavoro ( così hanno pensato i tigli che proprio nelle radici, secondo quanto sostiene Stefano Mancuso, risiede il cervello della pianta). Non hanno pensato, loro, di tagliere le gambe alle persone che così non hanno più bisogno di marciapiedi, ma semplicemente hanno deciso di aprirsi un po’ di spazio.

L’umanità, non tutta, ma la parte che ha maggior rilievo in questa vicenda, ha invece affrontato il problema dando per scontato una cosa che magari non è proprio quella centrale: il problema sono i tigli. E’ il frutto della visione antropocentrica. Ma, come sostengono i tigli, il problema é il marciapiede.
Se invece che sentire un esperto di tigli si fosse cnsultato un esperto di marciapiedi, forse, e dico forse, si sarebbe trovato una soluzione accomodante per tutti.
Io non sono esperto di nulla, ma ho girato il mondo in lungo e largo: sono stato anche a Padova. Là ho visto che in corrispondenza delle piante, che fino a poco tempo fa erano sarcofanate dentro il cemento, hanno aperto il marciapiede, tolto catrame e cemento e messo un comodo tappeto di erba sintetica che lascia traspirare le radici…. al momento non c’è nessuna radice affiorante e si cammina benissimo… Ma non sono stato solo a Padova.
Ho visto soluzioni di ogni tipo: da quelle minimaliste, un bel passaggio pedonale fatto di terra e sassi, a quelle massimaliste con tanto di aiuole statue e ponticelli.
punti di vista, dicevo.
C’è chi ci ricorda che viviamo un epoca di cambiamenti climatici sconvolgenti, ma non per come li stiamo percependo noi ora…. questo è solo l’inizio… quest’epoca qualcuno la chiama “antropocene” a sottolineare che è la prima volta che un era della terra è strettamente legata alle responsabilità del genere umano e un altra caratteristica di questa epoca è la velocità…. mai un epoca geologica è stata così rapida… pochi decenni… i nostri figli e i nostri nipoti se la prenderanno in pieno. Ed ora il discorso si fa lungo e pesante e lo lascio cadere.
A me preme sottolineare un fatto: non si tratta solo di 32 tigli, non si tratta solo di una via di noale, non si tratta di una diatriba tra un comitato e una amministrazione. Non più, non di questi tempi. Si tratta della necessità di cambiare radicalmente modo di pensare noi e il nostro rapporto con i luoghi, con la terra, con la cura del territorio… se vogliamo, in qualche modo, contribuire a limitare i danni del nostro modo di vivere dobbiamo prendere coscienza che dobbiamo cambiare assolutamente il nostro punto di vista. Forse dobbiamo prendere in considerazione di vederla come la vedono i tigli.
Pubblicità progresso: leggi “niente di questo mondi ci risulta indifferente” Edizioni Interno 4, scritto da un collettivo di persone sia laiche che religiose a commento e sostegno dell’ enciclica “Laudato si”
bellissima sintesi